1 Kebab (per la precisione il kebab più cattivo d’Europa)
1 birra (capirò troppo tardi che sarebbero dovute essere almeno tre)
1 caffè doppio + 2 caffè presi dentro l’Ariston
Circa 40 poliziotti a formare un cordone davanti all’ingresso degli artisti
1 elicottero della Polizia
11 gradi
Fila 16 posto 37 e Fila 10 posto14 i miei posti. (al primo stacco pubblicitario ho lasciato il mio posto a un’arzilla vecchietta che aveva i suoi arzilli amici vecchietti proprio intorno a me mentre lei era dall’altra parte del Teatro).
Zero. Renato. Ma pure Zero Emozioni. Lo so, sono io quello strano, ma non posso davvero farci nulla.
5ore 30 min seduto
Questa la sintesi meramente numerica della mia personalissima visione dell’ultima serata del Festival di Sanremo,vista e vissuta da dentro l’Ariston.
Mi dicono che i controlli per entrare all’ultima serata del Festival saranno almeno tre e pure lunghi.
Io non ci credo molto,ma quando arrivo sul red carpet (che per la cronaca è normalissima e bagnatissima e pure un po’ sporchissima moquette rossa) mi ritrovo Paola Perego e Salvo Sottile che si stanno facendo controllare col metal detector, quindi forse sì. avevano ragione a dirmi di arrivare in anticipo. Manca mezz’ora alla diretta ce la farò. Penso almeno.
Alla fine i controlli saranno 5,ma tutti velocissimi: tre volte incrociando i dati del biglietto con quelli del documenti di identità e due volte col metal detector.
Una vota dentro il teatro ho tempo pure per un caffè, mentre al mio fianco un più navigato frequentatore di quel salone si prende un negroni.
– Mi sta dicendo che con un negroni che così è più facile sopportare le cinque ore di diretta che ci aspettano?
– E dal terzo in poi lo sarà ancora di più.
Salgo in galleria, cerco il mio posto e trovo subito riscontro su una cosa che avevo letto tempo fa: ovvero che il Teatro Ariston è molto più piccolo di come appare in tv e in effetti è così. Ho anche sentito dire che l’audio non è un granché ma questo, almeno per le mie scarsissime conoscenze musicali, non è vero.
Carlo Conti esce sul palco qualche minuto prima della diretta e inizia a giocare col pubblico. Se avessi mai frequentato un villaggio vacanze direi che è il classico intrattenimento da gioco aperitivo. Il pubblico che mi sta intorno (il 99% dei quali scoprirò poi essere sorcini in attesa di Rento Zero) si diverte e in fondo capisco che quello è il pubblico tipico dei gioco aperitivo. Persone col vestito buono che si divertono con poco, con Carlo conti che dice fate un applauso e finge di incazzarsi perché lui voleva un CLAP mentre tutti hanno fatto CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP, per esempio e mi domando se invece di comprare quei due biglietti per l’Ariston si fossero andati a fare 7 giorni in un villaggio all inclusive (il prezzo più o meno è quello) non sarebbe stato forse meglio?
Lo spettacolo inizia ed è subito abbastanza noioso. Mi spiego, non prima di aver segnalato che tra uno spiegone, Roberto Bolle e un riepilogo hanno aspettato che finisse il primo tempo di Juve Napoli. Dicevamo, mi spiego: è uno spettacolo televisivo, coi codici della TV e la grammatica televisiva proposto anche per un teatro. Ma molto, tanto, si perde. Fruire un messaggio studiato per un medium diverso èe difficile, quasi alienante. Non come guardare la radio o sentire la Tv, ma insomma ci siamo capiti. Una cosa bella della serata è che chi era present in sala (tralasciando il momento Renato ricordati di noiiii) cercava (consapevolmente o meno) di restituire al teatro quell’aura di popolarità che un tempo gli apparteneva. La gente del’Ariston bisbiglia, partecipa, protesta e sbuffa. Si alza ad applaudire o resta seduta senza batter mani e ciglio.
La curiosità più morbosa che avevo prima di entrare all’Ariston era: che succede a Sanremo durante la pubblicità?
La risposta è niente.
O meglio c’è stato un momento di tensione quando i tecnici visibilmente bestemmiavano perché si era incastrato il LedWall, ma altrimenti in pubblicità il responsabile del palco inizia a scandire i minuti che mancano e invita la gente a risedersi gente che si era alzata per andare in bagno a fumare o a bere (vedi sopra).
In galleria, al contrario, ci si può alzare anche durante le canzoni. Io Ad esempio mi sono goduto un caffè proprio mentre cantava Arisa. Ehi Pippa, niente di personale si chiaro.
Per concludere entrare all’Ariston è stata un’esperienza che una volta nella vita andava fatta, ma per citare un grande della letteratura americana è stata pure una cosa molto divertente che non farò più. Ma solo per i crampi alla gambe dopo 5 ore seduti a guardare uno spettacolo che davano gratuitamente in tv e che potevo guardare in tuta mangiando gelato e gufando la Juve nei momenti noiosi.