A circa tre anni dall’annuncio, tra grandi aspettative e timori degli appassionati, debutta su Netflix la serie Tv dedicata al fumetto capolavoro scritto da Neil Gaiman: The Sandman. L’adattamento è dell’autore originale, e già questo è un ottimo punto di partenza! Da fan di vecchia data del fumetto ci chiediamo: il risultato è stato all’altezza? Potremmo rispondere semplicemente con un “Sì”, ma vorremmo dare una risposta più articolata.
Anticipiamo che questa versione live action ha molti indubbi pregi, ma anche qualche caratteristica che ha scontentato parte del pubblico. Ci proponiamo quindi di dare un parere molto personale partendo dai primordi, visto che siamo fan di vecchia data del fumetto originale.
Un po’ di storia: The Sandman, capolavoro dell’inglese Neil Gaiman, debutta nel gennaio 1989 per la DC Comics.
Un ritratto di famiglia degli Eterni (in senso orario, da sinistra): Morte, Destino, Sogno, Distruzione, Desiderio, Delirio e Disperazione. Disegno originale di Frank Quitely.
Neil Gaiman, insieme ad Alan Moore, Grant Morrison e Pete Milligan, fa parte degli autori della “British Invasion”, che a partire dalla seconda metà degli anni ’80 sono entrati di prepotenza nel mondo dei fumetti americani e hanno cambiato il modo di intendere le storie dei comics, portandole ad un nuovo livello di profondità. Ovviamente il fumetto di Sandman rientra a pieno merito in questo paradigma di influenze britanniche, anzi, è uno dei titoli più importanti!
Alcune pagine dei comics disegnate da artisti diversi. Da sinistra a destra: Charles Vess, Mike Dringenberg, Sam Kieth e James H. Williams III
Al contrario dei comics americani di fine ’80 e anni ’90, che prediligono disegni super dinamici ed elaborati lasciando spesso in secondo piano lo sviluppo narrativo, la forza di Sandman si evidenzia da subito nella scrittura di Gaiman. I disegnatori che vengono scelti per questo fumetto atipico (moltissimi e dagli stili più variegati) sono a volte degli esordienti, altre volte nomi affermati nell’ambito del fumetto d’autore (spesso underground britannico, con predilezione per uno stile ruvido e graffiante) o al confine con il mondo dell’illustrazione più classica con uno stile etereo e fiabesco. Unica presenza fissa sul piano grafico è quella dell’illustratore (sempre britannico) Dave Mckean in veste di copertinista, che, con il suo tocco personalissimo, prende a piene mani dal mondo delle avanguardie artistiche e crea uno stile che diventa iconico per Sandman.
Alcune delle stupende cover originali realizzate da Dave Mckean per The Sandman
Gaiman prende spunto da un vecchio personaggio per creare un intero universo alternativo all’interno di quello DC Comics. In realtà la compenetrazione con il resto dell’universo di Batman si limita ai primi numeri, col procedere della storia il mondo nel quale si muove Morpheus si slega completamente dalla continuity DC, lasciando al massimo qualche appiglio iniziale con i personaggi più gotici, poi confluiti nella Vertigo Comics, la divisione DC Comics creata nel 1993 da Karen Berger. Nel corso degli anni, Vertigo, che si costituisce come una sotto-etichetta DC dedicata ai fumetti per un pubblico più smaliziato ed esigente del comic-reader adolescente, crea un “genere Vertigo“, che sposta il medium del fumetto americano al di fuori dei suoi confini storici, e continua a la sua attività per oltre 25 anni (dal 2020 chiude e le testate Vertigo passano alla nuova DC Black Label).
Dopo molti anni di attesa dalla fine della pubblicazione regolare di The Sandman (conclusasi nel 1996 con il numero 75), ecco che nell’estate del 2019, dopo molteplici fumetti spin-off di vari autori e anni di annunci mai confermati di una versione cinematografica, fa capolino tra le news delle pagine dei siti specializzati l’annuncio ufficiale della lavorazione di una serie televisiva made in Netflix. Dopo tre anni dall’annuncio, finalmente lo scorso 5 agosto “The Sandman” fa il suo esordio e si piazza da subito nella Top Ten dei contenuti più visti su Netflix (ottimo presupposto per una seconda stagione ancora da confermarsi). La serie TV non pretende di adattare tutta la saga dei comics ma copre la storia raccontata nei primi due volumi originali.
Malgrado una serie televisiva nell’era dello streaming sia sembrato da subito il mezzo perfetto per una versione live-action di Sandman, l’attesa della sua uscita ha generato grandi aspettative ma anche grandi timori. Timori di una rappresentazione non all’altezza, di uno stravolgimento della storia, di un cast non adeguato… Il fumetto di Sandman è stato per molti di noi una scoperta importante in adolescenza e tarda adolescenza, una di quelle opere immaginifiche che ti rimangono dentro, di conseguenza siamo tra quelli che hanno nutrito grandi timori e prima di azzardarci a fare una recensione abbiamo preferito guardare la serie almeno due volte… (?!)
Diciamo che l’impatto iniziale è stato un po’ traumatico, soprattutto per quanto riguarda l’ambito visivo, ma con lo scorrere degli episodi ci siamo gradualmente abituati un po’ a tutte le differenze, soprattutto grazie alla sceneggiatura, dove la presenza in prima linea di Gaiman si sente moltissimo! Ci sono stati ovviamente dei cambiamenti, alcuni di questi fatti per slegare personaggi appartenenti a universi narrativi differenti che per questioni di diritti o logica di storia sarebbero stati fuori contesto. Nell’adattamento sono state poi tagliate alcune sequenze del fumetto e certe situazioni sono state semplificate, il tutto però senza stravolgimenti significativi: la storia resta quella dei fumetti, anche nell’ordine degli eventi. Siamo stati molto felici anche di notare che i dialoghi originali sono stati rispettati e spessissimo, dove possibile, sono stati riproposti inalterati.
Molti dei commenti in rete hanno giudicato The Sandman una serie troppo “lenta” (nel senso di noiosa): su questo non siamo assolutamente d’accordo. Soggettivamente parlando non crediamo che la lentezza sia di per sé un difetto, anche perché quando c’è densità di dettagli fatichiamo a percepirla, però non abbiamo mai provato un briciolo di noia per tutte le dieci puntate (che sono diventate poi undici dal 19 agosto).
Gli attori ci sono sembrati generalmente molto centrati, alcuni ci sono parsi perfetti (come Stephen Fry nella parte di Gilbert) altri sono stati un po’ da metabolizzare, come il protagonista Tom Sturridge, che come primo impatto pare un po’ troppo “belloccio” per l’inquietante Morfeo. Altra forte differenza con il Sandman del fumetto sta nel modo abbastanza enfatico di Sturridge di rendere il personaggio rispetto alla fredda neutralità della versione su carta. Bisogna dire però che a evidenziare questa “freddezza” concorre anche l’aspetto poco umano del Sandman del fumetto (candido pallore, orbite nere e voce ultraterrena espressa con una colorazione in negativo dei baloon). Per la versione televisiva, ipotizziamo, si è preferito dare al protagonista un aspetto più comune per rendere meno vistosa la sua presenza in mezzo ai mortali, ma anche a questo ci si abitua e nel giro di poco Tom Sturridge inizia a sovrapporsi in modo convincente al Morfeo classico.
Parte del pubblico ha espresso molte critiche per i cambiamenti di genere e etnia di alcuni personaggi (argomento molto dibattuto sui social attualmente non solo per The Sandman). Anche questi cambiamenti secondo noi non sono andati a stravolgere nulla della storia originale, in particolare abbiamo trovato l’attrice Kirby Howell-Baptiste molto forte e convincente nella parte Death, ci è dispiaciuto piuttosto che le mancasse il trucco in stile “Occhio di Ra” sull’occhio destro (che comunque è un dettaglio).
Dobbiamo dire però che il taglio della regia a tratti vistosamente in stile “Serie TV di Netflix” per noi ha un po’ abbassato il tenore generale (la cosa è generalmente più evidente negli episodi che hanno pesantemente fatto uso di CGI per ricreare ambienti fantastici e non è sempre presente, ci sono episodi sicuramente più riusciti di altri). Sebbene tutto sia messo in scena in un modo molto “giusto” (a tratti però anche un po’ di maniera), per un’opera che abbiamo tanto a cuore ci saremmo aspettati un taglio più “autoriale” anche nella realizzazione visiva. Del resto però, anche leggendo il fumetto capitava di incontrare delle storie realizzate da un disegnatore con uno stile un po’ anomalo che al primo sguardo ci faceva storcere il naso, ma con l’addentrarsi della lettura la forza della scrittura prendeva sempre il sopravvento, e così avviene anche per questa serie TV.
In conclusione abbiamo trovato questa prima stagione di The Sandman, assolutamente apprezzabile anche per un appassionato di vecchia data del Sandman fumettistico. La sostanza non viene tradita, resta il lirismo e la bellezza dei dialoghi originali. Nonostante qualche perplessità destata da alcune scelte di regia abbastanza canoniche, anche la messa in scena è assolutamente all’altezza, le differenze ci saranno sempre e il fumetto sarà sempre imbattibile, ma questa “Serie TV alla Netflix” è una versione fedele del Sandman che abbiamo amato e ne vorremmo vedere di più.
Il 19 agosto Netflix ha pubblicato a sorpresa un episodio bonus di 60 minuti. L’episodio adatta le due storie brevi tratte dal ciclo de “Le terre del sogno“: “Il sogno di mille gatti” (storia apparsa nel numero 18 del fumetto originale e qui trasposta in animazione) e “Calliope” (Sandman numero 17). Viste entrambe con grande piacere, “Le terre del sogno” restano ancora commoventi e disturbanti. Aspettiamo ora con ansia una seconda stagione (“delle nebbie” per chi ha letto il fumetto).
Post scriptum sul mondo dell’editoria: l’uscita della serie TV The Sandman ha creato il momento propizio per l’editore Panini Comics di lanciare una nuova edizione deluxe del fumetto originale denominata “Absolute Sandman” (aveva pubblicato una nuova edizione omnibus in 10 volumi e cofanetto giusto nel novembre 2020). Abbiamo tra le mani il primo volume e l’edizione è davvero “deluxe”: i primi 20 numeri raccolti in cartonato di grande formato (20,5 x 31) con hardcover in pelle… Ecco la nostra!