Zampediverse ha sempre avuto un debole per la poesia e per le sue declinazioni. Ha sempre manifestato il suo interesse nell’idea che la poesia sia un mezzo di comunicazione efficace, potente e rivoluzionario che ha solo bisogno di ritrovare un modo, una via per parlare nuovamente a tutti.
Così, qualche tempo fa abbiamo cominciato a collaborare a progetti sperimentali nei quali Zampe ha messo a disposizione tutta la sua conoscenza, esperienza e tecnica per supportare e diffondere poesia.
© Zampediverse
Non a caso tra le varie attività che impegnano Moreno Pirovano, il fondatore di Zampe, c’è anche quella del poeta! Una mattina di quest’estate mi squilla il telefono e dall’altro lato c’è lui che mi dice: Ciao Paolo come va? Senti, lo facciamo un podcast di poesia?
Era parecchio tempo che pensavo all’idea di un podcast, ma un conto è registrare una cosa col tuo microfono, un conto è avere a disposizione una produzione che ti aiuta occupandosi di dettagli di non poco conto che partono dalla grafica, passando per la sigla, e arrivano alla cura dell’audio e della diffusione.
Non potevo che rispondere: sì Moreno va bene, quando cominciamo?
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La mia idea, subito accolta con entusiasmo, era quella che ha caratterizzato anche tutta la mia produzione poetica; quella di fare in modo che il linguaggio arrivasse in maniera chiara e comprensibile al numero maggiore di persone. Perché? Perché la poesia è di tutti e bisogna rimetterla nelle mani di chiunque te ne porga una. E poi ci sono un sacco di cose che non sappiamo sui poeti! Ce li immaginiamo lì, con la loro penna d’oca a struggersi per un amore non corrisposto o a guardare la luna smarriti in attesa di comporre il verso che rimarrà in eterno. E invece ci sono poeti che hanno fatto una fatica tremenda per pubblicare oppure non lo hanno mai fatto, poeti che hanno fatto cose orribili, lontanissime dall’animo nobile che siamo spinti ad affibbiargli a causa dei nostri stereotipi; ubriaconi, stronzi, che oltre alla loro opera hanno scritto poesie brutte, divertenti, giocose, ironiche. Sui cani morti, sulle prostitute, perfino sul loro buco del sedere. Nelle loro vite ci sono storie affascinanti che sono a volte anche poco poetiche, ma molto reali, a volte addirittura surreali.
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Allora perché non rompere quel vetro che li tiene distanti? Perché non raccontarle queste storie, non mostrare la normalità, la debolezza? Nulla che riesca minimamente a intaccare la grandezza della loro opera ma che anzi credo ci permetta in molti casi di comprenderne le intime sfumature.
Quindi ho scritto le puntate, ho raccontato le storie, ci ho messo qualche spunto per coltivare il dubbio, che è l’unica certezza che mai possiamo avere in questa vita e ho scelto di recitare alcune poesie che per una ragione o l’altra sono collegate alle storie e che volevo condividere col pubblico. E così è nato: “Un verso tira l’altro – postumi da poesia, un podcast di zampediverse scritto e interpretato da Paolo Agrati, che sono io.”
Oltre alla scrittura e alle performance dal vivo Paolo Agrati fa lo speaker e si dedica al canto nella Spleen Orchestra. Nel 2019 scrive e conduce “Poetry Slam!” il primo torneo televisivo italiano di Poetry Slam. Ha pubblicato un disco di spoken poetry e sei raccolte di poesia, una delle quali con poesie brutte.